(detto
Enzo). Cantautore, musicista, attore e medico italiano.
Esordì negli anni Sessanta
nell'ambiente cabarettistico milanese. Dalla collaborazione con Dario Fo nacquero
i primi brani del suo repertorio, nella migliore tradizione dialettale milanese:
Il primo furto non si scorda mai, Andava a Rogoredo, L'Armando, El portava i
scarp del tennis. Dopo gli album
Le canzoni di Enzo Jannacci (1964),
Enzo Jannacci in teatro (1965, contenente fra le altre
Veronica e
Sfiorisci bel fiore) e
Sei minuti all'alba (1966,
contenente
Soldato Nencini e
Faceva il palo),
il successo presso il grande pubblico arrivò nel 1968
con il brano-tormentone
Vengo anch'io (No, tu no), incluso
nell'omonimo album insieme
all'altro cavallo di battaglia
Ho visto un re. Senza abbandonare mai la professione
medica,
J. compose alcune colonne sonore per film (
Romanzo popolare,
1974, di M. Monicelli;
Pasqualino Settebellezze, 1975, di L. Wertmüller, che gli
valse una nomination all'Oscar come miglior colonna sonora;
Piccoli equivoci, 1989,
di Ricky Tognazzi) e, nel 1975, pubblicò l'LP
Quelli
che, uno dei suoi dischi migliori, spaccato ironico e corrosivo sulla società
del tempo: vi sono contenute canzoni come
El me indiriss,
che racconta l'infanzia di
J.,
Vincenzina e la fabbrica,
Il bonzo,
l'antimilitarista
Il monumento e
Nove di sera, bella traduzione
di una canzone di Chico Buarque de Hollanda. Dopo aver partecipato nel 1969
a
Canzonissima
con la struggente, ma incompresa,
Gli zingari,
J. approdò nel 1989 per
la prima volta al Festival di Sanremo con
Se me lo dicevi prima. In
seguito si esibì ancora sul palco dell'Ariston nel 1991 con
La
fotografia (con cui vinse il premio della critica), nel 1994 in coppia
con Paolo Rossi con il brano
I soliti accordi e nel 1999 con
Quando
un musicista ride (singolo tratto dall'omonimo album realizzato in
collaborazione con il figlio Paolo). Tra gli altri album non citati di
J. ricordiamo:
O vivere o ridere (1976);
Ci vuole orecchio (1980);
L'importante (1985),
che contiene una delle sue più belle canzoni,
Son s'cioppàa, nonché
L'importante è esagerare;
Parlare con i limoni (1987);
Se me
lo dicevi prima (1989);
il
live 30 anni senza andare fuori
tempo (1989);
Guarda la fotografia (1991);
I soliti accordi
(1994);
Come gli aeroplani (2001);
L'uomo a metà (2003);
Milano 3.6.2005; il doppio CD
Enzo Jannacci - The best (2006), con i 30 brani
più significati della sua quarantennale carriera, quattro inediti
e il duetto
Bartali con
Paolo Conte. Personaggio eclettico, geniale e vulcanico, vero caposcuola per un'intera
generazione di artisti italiani,
J. lasciò la sua impronta in
moltissime altre occasioni: negli anni Settanta, con il compianto radiocronista
e amico Beppe Viola, scrisse
lo spettacolo
La tapezzeria (presentato insieme a un duo,
I Repellenti, formato dagli allora sconosciuti Giorgio Porcaro
e Diego Abatantuono) e il libro
L'incompiuter; nel 1979, in
occasione dell'uscita dell'album
Fotoricordo, realizzò il programma
televisivo
Saltimbanchi si muore; nel 1985 fu a teatro con
il recital
Niente domande e nel 1988 con
Tempo di pace... pazienza!; nel 1991
mise in scena, insieme
a Giorgio Gaber,
Aspettando Godot di Samuel Beckett. In ambito
cinematografico, dopo una breve apparizione nel film di Carlo Lizzani
La vita agra (1964), in cui cantò
L'ombrello di mio fratello,
J.
fu nel cast di pellicole quali
L'udienza (1971) di Marco Ferreri,
Scherzo
del destino in agguato dietro l'angolo... (1983) di Lina Wertmüller e
Figurine (1997) di Giovanni Robbiano (n. Milano 1935).